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Storia
Eduardo
Epilogo
Ripenso a questa nostra storia, iniziata nel 1944, e per un attimo tutto mi sembra essere stato un sogno, e forse lo è stato. È stato il sogno di un gruppo di ragazzi che hanno avuto la capacità di guardare lontano, che hanno messo il loro entusiasmo e la loro vita al servizio di Cristo e della Chiesa, che hanno avuto fiducia malgrado le tante difficoltà incontrate senza mai perdere la speranza.
Questi giovani hanno creduto nell'amicizia, hanno sognato una società migliore in cui Cristo è il fratello vivo e presente al nostro fianco. Hanno immaginato un mondo a colori e sono stati umili pennelli nelle mani di Dio che ha mostrato ciò che riesce a realizzare con un "materiale povero", quale è l'uomo.
Dai miei incontri con Eduardo, in tempi e luoghi diversi, è emersa una figura indimenticabile, la sua umiltà disarmante riesce a vedere nell'interlocutore soltanto il bene che c'è in lui. Il suo entusiasmo, la sua carica ulteriore, diventano una valanga inarrestabile quando parla delle cose di Dio.
Nel 2004, il giorno del riconoscimento dello Statuto dell'Organismo Mondiale dei Cursillos, mentre passeggiavamo nei cortili Vaticani e lui si appoggiava al mio braccio; improvvisamente si fermò dicendomi: "Porti con te un handicappato!".
"No, Eduardo, fra me e te l'handicap è mio..." risposi. "Giovanni, devi dirmi come fai ad essere così santo!" fu la sua conclusione.
Questo è Eduardo Bonnin, un uomo che fa sentire importante chiunque gli stia a fianco e che ti comunica la gioia dell'incontro; non ho mai sentito una lamentela dalla sua bocca, neanche i giorni, durante l'Ultreya Mondiale del Duemila, in cui è stato costretto a letto e ho avuto il privilegio di assisterlo. Un uomo che lascia una traccia indelebile nel cuore di chi lo incontra. Non dimenticherò mai il colloquio in automobile durante il quale mi fece rivivere la terribile esperienza dei condannati a morte, rivelandomi particolari agghiaccianti. Eppure ho avuto la sensazione che fosse un uomo solo, soprattutto quando, nei momenti più solenni, la sua figura diventava piccola, piccola nella folla. Il Cursillo, quella creatura che ha visto nascere, è ormai molto più grande di lui; il Cursillo è ormai storia della Chiesa e ad essa appartiene.
Il lavoro di ricerca, le riflessioni che ne sono conseguite, mi hanno convinto che la storia dei Cursillos di Cristianità è storia dello Spirito Santo che ha coinvolto uomini e donne in tempi e latitudini diverse.
In ognuno di essi, pur essendo docile all'azione dello Spirito, permaneva la propria umanità, la propria passione... Eppure tutto, dico tutto, compresa la "persecuzione", sembra far parte di un disegno unico per la realizzazione di un progetto che va al di là dei protagonisti. Molti hanno imparato ad amare il Cursillo, rischiando diverse volte di trasformare in desiderio di possesso quel sentimento di donazione che è l'unico compagno possibile dell'amore.
Nel Cursillo non vi è spazio per i protagonismi come ci ha insegnato Eduardo che, più di tutti, è stato presente durante la genesi, sviluppo e diffusione del Movimento; egli è stato Rettore del Primo Cursillo di Cala Figuera, nel 1944, e lo è stato in altri 65 dei primi 100 corsi; è stato sempre presente nei momenti importanti del Movimento fino a quando l'età e le sue conseguenze non gli hanno impedito di spostarsi. Se lo Spirito è stato il vero regista di questa nostra storia, non possiamo negare che, il protagonista umano è stato soprattutto Eduardo Bonnin.
Ripenso alla catena d'amore che si è sviluppata nel tempo e nello spazio per arrivare a ciascuno di noi, all'intreccio di vicende umane, alla mia storia personale.
Anch'io ho avuto una opportunità, una chiamata dal Signore che si è servito di un altro fratello, e prima ancora di un altro, ed un altro, per arrivare, indietro nel tempo, ad uno di quei giovani che nel 1944 ebbero la capacità di sognare un mondo migliore.
Siamo tutti il risultato di quel sogno e di quanto dell'azione dello Spirito siamo stati in grado di accettare; Eduardo Bonnin, il vescovo Juan Hervàs, don Juan Capo, don Sebastian Gayà, Andres Rullan, e tanti altri, sono stati "tasselli" di un unico mosaico che da sempre era nella mente di Dio.
Il Signore ci dia la capacità di diventare anche noi "tasselli" di quel mosaico, di guardare in alto, di fissare nuovi obiettivi e di sognare ancora in un mondo che sembra aver perso la capacità di farlo. Soltanto così la nostra vita potrà rivestirsi dei colori dell'arcobaleno.
Giovanni Genovese
La Madonna della premura