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Storia
Nel proporre questo testo faccio mia la frase con cui Eduardo Bonnin inizia il suo libro "Storia di un Carisma", nella speranza che lo studio del passato ci consenta di rimanere in futuro fedeli alle nostre radici.
Giovanni Genovese
Non per desiderio di protagonismo, ma solo per fare un servizio alla verità e chiarire concetti e fatti, abbiamo creduto conveniente porre all'attenzione delle persone interessate al Movimento dei Cursillos di Cristianità ciò che è successo agli inizi e rendere più esplicito quanto da allora, sempre per grazie di Dio, si è venuto raggiungendo, cercando di essere fedeli alla intenzione con la quale furono pensati, realizzati, riflettuti, strutturati e accettati.
Eduardo Bonnin
CAPITOLO 1
Prologo
Mentre l'aereo puntava deciso verso il cielo e vedevo la terra allontanarsi rapidamente, chiudendo gli occhi ripensavo a quei giorni trascorsi nell'isola di Mallorca. Cosa sarebbe rimasto, nella mente e nel cuore, di quei giorni? Il futuro cosa riservava a quest'opera dello Spirito Santo che sono i Cursillos di Cristianità?
Insieme a numerosi cursillisti provenienti da tutto il mondo, ero andato in quel meraviglioso angolo del Mediterraneo con lo spirito del pellegrino che vuole abbeverarsi alle fonti della propria storia, a vedere e toccare con mani i luoghi e gli ambienti in cui sono nati i Cursillos di Cristianità.
Nei giorni precedenti, trascorsi a Madrid, avevo provato una profonda amarezza nel constatare quanto la società spagnola si fosse allontanata dalle proprie radici cristiane. Avevo incontrato indifferenza ed avversione per tutto quanto riguardasse la Fede e la Chiesa.
A Mallorca mi era venuta incontro l'amicizia, aveva il volto di una sorella cursillista incaricata di prelevarmi all'aereoporto: un volto splendente, un modo di guidare "folle" ed un entusiasmo contagioso….
Sono stato fortunato, il Signore mi ha fatto conoscere, dodici anni fa, i Cursillos ed ho potuto ascoltare dalla viva voce di Eduardo particolari, a volta inediti, sulla nascita e lo sviluppo del Movimento; ho potuto ascoltare il suo pensiero, a volte drastico, sulle molteplici forme che il Cursillo ha assunto in questi anni nelle varie parti del mondo.
Non posso però ignorare le polemiche che da anni esistono sulle origini dei Cursillos, polemiche che hanno trovato terreno fertile soprattutto in Spagna e che tendono a sminuire l'importanza del ruolo di Eduardo a favore di un'ipotesi di paternità collettiva con forte influenza della gerarchia ecclesiastica. In questi anni Eduardo non ha fatto nulla per porsi al centro dell'attenzione o fregiarsi di "medaglie" di alcun genere… l'umiltà e la discrezione lo hanno sempre contrad-distinto e la sua figura, a differenza di tanti altri fondatori, non è mai stata un condizionamento all'azione del Movimento.
Da queste considerazioni e dalle sollecitazioni di tanti fratelli, è nata l'idea di proporre all'attenzione dei cursillisti italiani un documento che, sulla base di notizie storiche, testi e testimonianze dirette, tracci un ritratto dei Cursillos de Cristiandad. Ho attinto dalla testimonianza di Eduardo, dai libri di Francisco Forteza ed Eduardo Suarez e dai miei ricordi di bambino cresciuto nella Spagna franchista.
Il contesto storico
Viva Franco! Arriba España! Con queste parole la Radio nazionale spagnola chiudeva ogni sera le sue trasmissioni. Erano gli anni '40 ed ero bambino ma certi suoni, certe immagini e sensazioni ti accompagnano per tutta la vita… ascoltavo quelle frasi nel dormiveglia mentre mio padre iniziava il quotidiano tentativo serale di sintonizzarsi con gracchianti emittenti italiane...
La Spagna era da qualche anno uscita da una guerra civile catastrofica, nel corso della quale si erano verificate da ambo le parti violenze di un'incredibile efferatezza… a volte bastava la sola presenza di un Crocifisso in casa per portare un intera famiglia a fare "el paseillo", una passeggiata che si concludeva con una fucilazione senza processo davanti ad un muro qualsiasi.
Ricordo di aver visto nei dintorni di Madrid una statua di Cristo crivellata di pallottole… avevano inscenato per-fino la fucilazione di Gesù! Migliaia di sacerdoti e religiose uccisi e torturati senza processo erano il prezzo pagato ad un anticlericalismo feroce.
Le zone "rosse", dove la Chiesa aveva pagato il prezzo più alto, divennero nel dopoguerra il luogo della rivincita, il luogo dove il ricordo dei martiri della "crociata" alimentava desideri di riscossa e di richiami alla piazza per realizzare imponenti manifestazioni religiose.
Nelle altre zone, tenute fin dal pri-mo momento sotto il controllo franchista e dove non avevano subito persecuzioni, i cattolici avevano assunto un atteggiamento sommesso, forse nel ricordo di atteggiamenti vessatori avuti nei confronti dei repubblicani.
In tutta la Spagna però la classe media ed operaia, soprattutto delle aree urbane, provava un diffuso anti-clericalismo, identificando nella Chiesa e nei suoi ministri, il segno di un potere ancestrale, sentimento esaltato dall'appoggio incondizionato datole dal regime franchista.
In quei tempi i giovani cattolici aristocratici e di classe sociale elevata, che avevano studiato in collegi religiosi privati, collegati ad associazioni potenti come l'Opus Dei, erano chiamati ad occupare posti di rilevanza sociale; a loro volta, quelli provenienti dalle classi media e bassa, specialmente nelle aree rurali, orbitavano intorno alle parrocchie e costituivano la struttura portante dell'Azione Cattolica. Non vi era però alcuna comunicazione tra le strutture e gli ambienti del cattolicesimo colto ed aristocratico e quelli, più vicini al popolo, di tipo parrocchiale ed associativo di massa come l'Azione Cattolica.
L'Azione Cattolica era guidata da un uomo eccezionale, Manuel Aparici, che anche durante il periodo antecedente la guerra civile aveva tentato di organizzare un pellegrinaggio nazionale giovanile a Santiago de Compostela, per dare una risposta tangibile ai grandi raduni popolari della sinistra; purtroppo i continui rinvii e l'inizio della guerra civile impedirono la realizzazione del progetto che fu momentaneamente accantonato.
Stranamente, anche alla fine del conflitto, il pellegrinaggio dei giovani cattolici a Santiago de Compostela continuava ad avere un significato "politico"… la manifestazione doveva essere un segnale per la potente "Falange", la struttura fascista spagnola che si proclamava cattolica.
A questo punto si rende necessaria una precisazione; Francisco Franco, "El Caudillo", proveniva dall'area monarchica e non fascista; la struttura fascista era la "Falange" il cui capo era Josè Antonio Primo de Rivera, fucilato dai repubblicani senza che, a detta di molti, Franco facesse molto per evitarlo.
Durante tutto il periodo franchista, la "Falange" fu tollerata ma mai appoggiata dal regime; rimase una struttura a se stante la cui influenza è andata inesorabilmente scemando nel corso degli anni; una struttura che spesso organizzava manifestazioni e campi estivi giovanili.
Dovendo rilanciare l'idea del grande pellegrinaggio giovanile a Santiago de Compostela, Manuel Aparici aveva bisogno di un progetto e di uomini preparati.
Compare così all'orizzonte della nostra storia la figura di Eduardo Bonnin Aguiló…
CAMMINO DI SANTIAGO
Molte erano le mete dei pellegrinaggi cristiani durante il Medioevo, ma tre di esse prevalevano sulle altre: Gerusalemme, Roma e Santiago de Compostela. L’importanza di Santiago, fondata in Galizia nel IX secolo, necessita di una spiegazione. Santiago è l’espressione spagnola per indicare San Giacomo, uno dei dodici Apostoli. Decapitato nel 44 d.C., fu il primo degli Apostoli a subire il martirio. Secondo la leggenda, il suo cadavere fu posto in una nave che, senza timone e senza vele, lo portò miracolosamente in Spagna dove venne sepolto.
Alcuni studiosi ritengono che il nome di Compostela derivi dal latino campus stellae, piana della stella. La leggenda racconta che, attorno all'anno 814, ad un eremita, chiamato Pelayo, gli angeli rivelarono il luogo della sepoltura del Santo. Sul luogo indicato dalla visione apparvero al vescovo Teodomiro luci che, simili a luminosissime stelle, si riunirono a formare un unica grande stella. Da questo derivò il nome "Compostela", cioè campus stellae.
Manuel Aparici