Capitolo 6 - Movimento dei Cursillos di Cristianità in Italia

Cursillos di cristianità in Italia
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Capitolo 6

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La plaza Mayor di Palma
Maite Agustì
LA PARTENZA PER SANTIAGO


Alla partenza veniva compiuto il rito della vestizione con la consegna del bastone e della bisaccia da parte del sacerdote:

"Ricevi questa bisaccia, che sarà il vestito del tuo pellegrinaggio affinché, vestito nel modo migliore, sarai degno di arrivare alla porta di San Giacomo dove hai desiderio di arrivare e, compiuto il tuo viaggio, tornerai da noi sano e salvo con grande gioia, se così vorrà Dio che vive e regna per tutti i secoli dei secoli.
Ricevi questo bastone, per sostegno del viaggio e della fatica sulla strada del tuo pellegrinaggio affinché ti serva a battere chiunque ti vorrà far del male e ti faccia arrivare tranquillo alla porta di San Giacomo e, compiuto il tuo viaggio, tornerai da noi con grande gioia, con la protezione di Dio che vive e regna per tutti i secoli dei secoli."

Il pellegrino alla partenza di spogliava degli averi e spesso doveva vendere o ipotecare i beni per potersi finanziare il viaggio. Faceva testamento e dava disposizioni per il governo del patrimonio in sua assenza. Spesso la Chiesa interveniva attivamente in questa funzione di tutela. Questo stato particolare conferiva al pellegrino un particolare prestigio.


La villetta Mar y Pins

Un fiume in piena

La benedizione "a due mani" del vescovo di Mallorca, mons. Juan Hervàs, diede l'avvio ad una travolgente opera evangelizzatrice in tutti gli ambienti dell'isola. Quello fu un periodo esaltante (20 corsi nel solo 1949) che sarebbe durato fino al 1955, anno in cui iniziò per il Movimento ed i suoi iniziatori un lungo periodo di persecuzioni. I principali collaboratori del Vescovo, per l'azione all'interno dei Cursillos, furono don Sebastian Gayà e don Juan Capò, sacerdoti entrambi di grande carisma di cui abbiamo avuto modo di parlare in precedenza.
I Cursillos "rivoluzionarono" gli ambienti, sia laici sia ecclesiali, di Mallorca nei primi anni 50. Si trattava di ambienti poco aperti alla novità, ma l'entusiasmo, fino a quel momento impensabile, di centinaia di giovani laici turbò gli equilibri di una società profondamente conservatrice.
Nell'ambito scolastico, ed in particolare negli istituti medi superiori, come il collegio dei Gesuiti La Salle ed altri, i Cursillos trovarono larga diffusione. Le caserme furono individuate come ambiente privilegiato per la ricerca di vertebre da inviare ai corsi; la diffusione e l'entusiasmo fu tale da costringere i vertici militare a considerare la partecipazione al Cursillo come giusto motivo per richiedere un permesso; tutti gli ufficiali sapevano che per ingraziarsi la truppa non si dovevano mai respingere tali richieste.
Nelle poche fabbriche presenti nell'isola non mancò mai la presenza di cursillisti che creavano ambienti di lavoro più vivibili.
Curiosa la presenza simultanea nel Movimento di franchisti e di antifranchisti; tra loro si creava un rapporto cordialissimo che lasciava comunque spazio ad una ironia, benevola ma pungente, soprattutto attraverso
barzellette che facevano poi il giro dell'isola.
I Cursillos rappresentarono l'elemento catalizzatore per una rottura generazionale all'interno del clero isolano; salvo poche eccezioni i sacerdoti di età inferiore ai 40 anni aderirono in massa, spesso senza coglierne lo spirito vero, convinti di avere a disposizione un efficace strumento di evangelizzazione. I sacerdoti più anziani e gli ambienti cattolici più tradizionali non gradirono la ventata di novità portata da quella massa di giovani che esprimeva un cristianesimo allegro e virile; definivano quei giovani "Mau Mau", riferendosi ai guerriglieri africani che, in quegli anni, avevano iniziato la lotta armata nel Kenia.
Incominciarono a circolare aneddoti e calunnie di ogni genere sui cursillisti, episodi di poco conto erano ingigantiti e generalizzati. Si diceva, ad esempio, che era pratica corrente dei cursillisti sputare nelle "scollature" generosamente ostentate da alcune donne di Mallorca. A monte di questa calunnia vi era, come capita sempre, una mezza verità. Un cursillista, infatti, incontrando all'uscita dalla cattedrale una donna vestita in modo inadeguato, l'apostrofò dicendole che non si entrava in chiesa "mezzo nuda". La donna provocatoriamente scoprì maggiormente la scollatura al che l'uomo rispose sputando per terra, gesto peraltro molto comune in quell'epoca.
Venivano inoltre accusati di fanatismo religioso e di considerarsi in contatto diretto con Cristo e lo Spirito Santo, saltando l'intermediazione della chiesa ministeriale; l'indignazione dei benpensanti toccava i massimi livelli nel considerare il rapporto confidenziale con il Tabernacolo ed il rivolgersi al Signore in modo informale chiamandolo addirittura "Capo".
D'altro canto durante i Cursillos non venivano risparmiate ironie e critiche verso i bigotti di ogni genere…
La divisione, tra cattolici tradizionalisti e cursillisti, era sempre più evidente nell'isola e richiamava la reazione del figlio maggiore della parabola evangelica Il figlio prodigo.
Eduardo Bonnin ed i suoi amici del gruppo di iniziatori continuarono lungo la strada tracciata, consapevoli della promessa del Signore "Diranno ogni sorta di male di voi per causa mia..."
Uno dei temi, che ha generato numerose dispute fin dalla nascita del Movimento e che probabilmente continuerà nel tempo, è stata la validità universale del metodo; la "specializzazione" o meno dei Cursillos rappresenta tutt'oggi, in alcuni paesi ed ambienti, motivo di aspre polemiche.
È opportuno tenere Cursillos diversificati per età o livello culturale?
A tale proposito il pensiero di Eduardo non lascia dubbi: il Cursillo deve essere eterogeneo per età e livello culturale; soltanto il Cursillo misto, per uomini e donne insieme, resta inaccettabile agli occhi di Bonnin.
Eppure va detto che la tentazione di una "specializzazione" è stata sempre presente nel Movimento: negli anni seguenti si tennero in alcune diocesi Cursillos per celibi, per sposati, per carcerati, per intellettuali, per lebbrosi… ed addirittura per toreri!
Il nome del Movimento
Per quanto strano possa sembrare il Movimento ha assunto il nome di Cursillos de Cristiandad soltanto nel 1953; da anni si tenevano i corsi cui venivano dati diversi appellativi legati al luogo, all'anno in cui venivano celebrati... In alcuni casi furono chiamati Cursillos di Gioventù, Cursillos di Conquista… tutti appellativi che non piacevano né ai fondatori né al Vescovo di Mallorca. Fu proprio monsignor Hervàs, in occasione dell'assemblea diocesana del dicembre 1953, a dargli il nome che conosciamo oggi. "Si chiameranno Cursillos di Cristianità, il nome più adeguato per definire il suo spirito e la sua azione" disse il Vescovo.


Il "De colores" ed il nuovo gergo

Il De colores era uno dei tanti canti che venivano intonati per distendere l'atmosfera durante i corsi. Si trattava di motivi facili da cantare in gruppo… Apparve chiara l'analogia tra il testo e l'azione della Grazia, che consentiva di "vedere con occhi nuovi le cose di ogni giorno", illuminando con la Sua luce la nostra vita ed evidenziando la bellezza multicolore del creato.
Il De colores venne cantato per la prima volta in un Cursillo nel 1948, ma soltanto dal 1951 è diventata l'elemento caratterizzante e l'inno, non ufficiale, del Movimento. Va segnalato che una parte del testo originale, che inneggiava alle belle donne, fu modificata per rendere il canto più adeguato ai sacerdoti presenti ai ritiri. Si creò un nuovo gergo, tipico dei cursillisti: Il Padrone o il Capo" (Il Signore), le Intendenze, "Farsi la barba" (confessarsi), "Fare la cravatta" (convincere qualcuno a partecipare ad un Cursillo), "Stare a colori" (essere in Grazia).


Espansione territoriale

Monsignor Hervàs aveva stabilito che il Movimento avrebbe potuto impiantarsi in altre diocesi soltanto dietro richiesta formale dell'ordinario diocesano del luogo; era evidente che il sostegno dell'episcopato aveva un "prezzo" da pagare in termini di autonomia laicale e spontaneità nello sviluppo dei Cursillos. In assenza di tale richiesta, coloro che volevano partecipare ad un Cursillo potevano farlo soltanto a Mallorca. Iniziò così un commovente pellegrinaggio di giovani che dal continente andavano nell'isola per partecipare ad un Cursillo.
Alla fine del corso i cursillisti rientravano alle loro case con la nave; un meraviglioso spettacolo di amicizia e di gioia incuriosiva gli altri passeggeri che non potevano certamente capire il senso di quel canto, il De colores, che si alzava al cielo appena la nave toglieva gli ormeggi… e che si ripeteva quando la nave infilava l'uscita dal porto e centinaia di giovani accendevano candele le cui fiammelle brillavano sotto il faro lampeggiante.
Nel 1953 arrivò la richiesta formale del Vescovo di Valencia ed Eduardo Bonnin ebbe modo di guidare come rettore, nel mese di agosto, il Primo Cursillo in quella diocesi. Nell'aprile del 1954 venne lanciata la diocesi di Tarragona; Eduardo, ancora una volta rettore, conobbe in quella occasione il cardinale Benjamín de Arriba y Castro che si mostrò entusiasta del nuovo metodo.
Seguirono altre diocesi della Spagna. Emblematica l'introduzione del Cursillo nella diocesi di Solsona: Il Vescovo Tarancon era rasato ogni mattina da un barbiere che aveva fatto il Cursillo a Mallorca; come capita sempre il buon figaro conversava durante il suo lavoro… parlava del Cursillo… e la richiesta formale al vescovo Hervàs arrivò puntualmente!


Il Segretariato dei Cursillos

Nel 1954 il Vescovo di Mallorca costituì il Segretariato dei Cursillos composto dal delegato episcopale don Pedro Rebassa, don Juan Capò, Eduardo Bonnin, Pedro Sala e Grabriel Estelrich. La formazione di questo Segretariato (che sarà poi disciolto nel 1956) rappresentò un ulteriore riconoscimento da parte della gerarchia e l'emancipazione dei Cursillos dall'Azione Cattolica e la sua concreta autonomia anche se sotto stretta vigilanza ecclesiastica.

Il Cursillo per donne

Il Cursillo restò fino al 1953 un fenomeno locale, giovanile e per soli uomini. A tutti coloro che premevano per l'istituzione di Cursillos per donne si opponeva don Juan Capò che portava motivazioni fragili, velate di un sottile maschilismo. Ma lo Spirito Santo continuava a soffiare "non si sa da dove viene né dove va…"
Nel 1953 su iniziativa di padre Rafel Sarmiento, che nello stesso anno aveva partecipato ad un Cursillo a Mallorca, si tenne in Colombia il primo Cursillo Donne della storia; non si capisce perché don Capò abbia accettato per la Colombia ciò che aveva tanto avversato per la Spagna.

Solo molto più tardi, nel 1958, il cardinale Arriba y Castro introdusse, nella diocesi di Tarrasa, i Cursillos per donne; era una novità di cui si sentiva l'esigenza e lo stesso gruppo degli iniziatori non riusciva a capire le motivazioni vere del veto ecclesiastico.
Ad aprire la strada fu lo spirito di iniziativa di una donna, Maite Agustì, che durante un ricevimento, scavalcando ogni formalismo, prese sotto braccio il cardinale dicendo: "Eccellenza, i corsi per donne… sono una necessità… lei non può immaginare quanto sia insopportabile avere un santo che gira per la casa!"
L'approvazione era però subordinato a condizioni particolarissime; per esempio, i sacerdoti dovevano mangiare in stanze separate e non potevano comparire nella foto di gruppo… I primi quattro Cursillos per donne furono realizzati con una équipe di soli uomini, nel frattempo però si formarono responsabili donne facendole seguire, nascoste da tende, lo svolgimento di corsi maschili.
La rivista dell'Azione Cattolica di Mallorca, Proa, che fin dalle origini ha tenuto traccia dei passi del nostro Movimento, commentò così il Cursillo Donne di Colombia: "Si è dimostrato con i fatti che l'essenza, la tecnica e lo stile dei Cursillos sono valide in qualsiasi luogo e per le personalità più diverse, smentendo così tanti infondati pregiudizi".




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